giovedì 2 ottobre 2008

Roma. Cinese picchiato a sangue da gang di italiani. Aggressione a sfondo razziale

Forse è l’ora di un Decreto governativo antirazzismo?

Vogliamo ancora negare che in Italia ci sia un escalation di violenza verso le persone “diverse” sia per la loro pelle, o per la loro nazionalità, per l’ etnia, o il genere e l’orientamento sessuale?
Come può un governo, che rispedisce puntualmente al mittente le accuse di elaborare provvedimenti xenofobi, come quello sulle impronte ai bambini rom, non vedere che ultimamente le cronache dei giornali riportano quasi ogni giorno notizie riguardanti pestaggi e linciaggi a sfondo razziale?
SalentoLaico è una organizzazione politicamente trasversale perché crediamo che i diritti umani così come quelli civili, non abbiano colore politico, ed è per questo che rivolgiamo un appello alle istituzioni tutte affinché norme anti-xenofobia vengano al più presto elaborate in questo paese.

Infine come non notare, per l’ennesimo episodio, il silenzio del Vaticano e del Papa, che in qualche modo si rende complice di queste atrocità, e che si è persino dissociato dal direttore di Famiglia Cristiana che aveva definito sul suo giornale “eticamente pericolosi” i provvedimenti del decreto sicurezza. La gerarchia ecclesiastica non si smentisce e questo Papa agisce ancor più subdolamente di quanto agì Papa XII ai tempi del nazifascismo.

Giovane cinese picchiato, la moglie:
"Aspettava il bus, non faceva niente di male"


Hanno tra i 15 e i 17 anni e sono tutti della zona


«Era andato a comprare una cosa al mercato, e alla fermata del bus lo hanno picchiato. Non so perché, e non lo sa neanche lui: quei ragazzi non li conosceva». È ormai sera quando la moglie di Tong Hong-shen arriva al policlinico di Tor Vergata, dove il marito è ricoverato dal primo pomeriggio. Parla pochissime parole di italiano e fa molta fatica a capire, anche se vivono «in Italia da dieci anni, sì, sempre a Roma». Arriva accompagnata da un «amico di famiglia» e dalla sua bimba più grande, un tesoro di 7 anni spaventato dalle telecamere e dalla gran paura della sua mamma, che ancora non ha visto il marito e la affida alla persona con cui è arrivata.

In ospedale la raggiunge il comandante dei vigili dell´VIII gruppo, Antonino Di Maggio. Dopo una mezzora la donna esce, prende in braccio la bimba e la porta dal marito. Lui sarà ricoverato, sarà operato. Ma vuole vedere la sua bimba, esce oltre la soglia dell´ospedale con lo sguardo confuso e triste, con il viso tumefatto dalle botte che ha ricevuto. Non parla, non conosce l´italiano. «Aiutatelo, aiutate me e mio marito», dice la donna. Hanno tre bimbi piccoli, e lavora solo Tong: «Io ero operaia, ma non ho più lavoro e devo aiutare la mia bimba, lei è sorda...». Mentre la mamma parla coi giornalisti, il papà guarda dritto negli occhi la sua bimba. Lei è spaventata, ma trattiene forte le lacrime. Papà deve rientrare. Le porte dell´ospedale si richiudono. Ora si può piangere.

4 commenti:

Anonimo ha detto...

uno splendido esempio della loro volontà di integrazione: 10 anni in italia e non parlano una parola di italiano.

Anonimo ha detto...

Vogliamo saggiare quanto parlino bene la lingua del paese che li ospita i nostri connazionali residenti all'estero? E poi questo è falso, perchè parlava meglio l'italiano quel ragazzo ugandese pestato a Parma che il mio vicino di casa, che parla una lingua mista italiano-dialetto, qualcosa di imbarazzante davvero.
claudio.

Anonimo ha detto...

La bella atmofera Post elezione Alemanno...ecco cosa accade..

Anonimo ha detto...

ke se ne tornino a casa loro, qui rubano lavoro a noi facendosi pagare due lire.